Cantina Laiolo Reginin
Cantina Laiolo Reginin nasce a Vinchio, nel cuore del Monferrato, fondata da Guido Laiolo nel 1943 che già 70 anni fa giocava tra le botti del padre. Nel 1999 le redini di Laiolo Reginin passano nelle mani di Paolo, figlio di Guido che, animato dallo stesso amore per il territorio che ha da sempre contraddistinto l’attività del padre, ed insieme alla moglie Anna, fa vivere all’azienda agricola una nuova era: le pratiche agricole in vigna vengono ripensate per raggiungere alti livelli di sostenibilità, attraverso un’esclusione totale di diserbanti e disseccanti.
Nei loro 7 ettari di vigneto vengono inoltre bandite le viti OGM e rese tassative le vendemmie manuali, per arrivare alle creazioni che rispecchiano pienamente il loro terroir di appartenenza, grazie anche alla natura dei suoi suoli – sabbie gialle, tufo e argille.
Anche in cantina si attuano lavorazioni che seguono queste filosofie, veicolando le fermentazioni solo tramite lieviti spontanei, senza controllo delle temperature. I vini fermi vengono imbottigliati all’interno dell’azienda grazie a un particolare sistema di caduta che evita alle cellule del vino di essere compresse e alterate. Si è scelto di utilizzare vetri più leggeri, per un minor impatto in termini di smaltimento e consumi relativi al trasporto e tappi rigorosamente di (buon) sughero. Grazie quindi a queste lavorazioni Paolo imbottiglia espressioni fedeli al territorio monferrino accomunati da una frenetica e appagante bevibilità.

Cantina Laiolo Reginin nasce a Vinchio, nel cuore del Monferrato, fondata da Guido Laiolo nel 1943 che già 70 anni fa giocava tra le botti del padre. Nel 1999 le redini di Laiolo Reginin passano nelle mani di Paolo, figlio di Guido che, animato dallo stesso amore per il territorio che ha da sempre contraddistinto l’attività del padre, ed insieme alla moglie Anna, fa vivere all’azienda agricola una nuova era: le pratiche agricole in vigna vengono ripensate per raggiungere alti livelli di sostenibilità, attraverso un’esclusione totale di diserbanti e disseccanti.
Nei loro 7 ettari di vigneto vengono inoltre bandite le viti OGM e rese tassative le vendemmie manuali, per arrivare alle creazioni che rispecchiano pienamente il loro terroir di appartenenza, grazie anche alla natura dei suoi suoli – sabbie gialle, tufo e argille.
Anche in cantina si attuano lavorazioni che seguono queste filosofie, veicolando le fermentazioni solo tramite lieviti spontanei, senza controllo delle temperature. I vini fermi vengono imbottigliati all’interno dell’azienda grazie a un particolare sistema di caduta che evita alle cellule del vino di essere compresse e alterate. Si è scelto di utilizzare vetri più leggeri, per un minor impatto in termini di smaltimento e consumi relativi al trasporto e tappi rigorosamente di (buon) sughero. Grazie quindi a queste lavorazioni Paolo imbottiglia espressioni fedeli al territorio monferrino accomunati da una frenetica e appagante bevibilità.